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2020: la grande moria dei piccioni
Accadde nel 2020. Cominciò con una notiziola che passò quasi inosservata, poi, mano a mano che la faccenda si ingrandiva e si faceva seria, tutti i media tambureggiarono notizie sempre più allarmate ed allarmanti. D'altronde gli abitanti delle città, che oramai erano la parte prevalente della popolazione, non avevano bisogno dei notiziari TV o di leggere sul Web (che era divenuto il principale sistema per informarsi) : potevano constatare "de visu" (consentitemi questa espressione desueta e per di più proibita "ope legis" (ci sono cascato di nuovo) : infatti da alcuni anni l'uso del latino è vietato per legge in quanto, conoscendolo ormai solo pochi eletti, si teme possa essere usato per cospirazioni o come codice di comunicazione di sette segrete). I piccioni stavano morendo in gran numero e all'improvviso. Nelle città, grandi o piccole che fossero, non si contavano più le carcasse dei pennuti morti, che i netturbini prima, corpi speciali della Protezione Civile poi, asportavano dalle strade, dai giardini, financo dai terrazzi e dai tetti delle case, per quanto era possibile. Muniti di tute bianche e mascherine, raccoglievano i poveri corpicini, li gettavano in contenitori speciali che poi venivano sigillati e avviati agli inceneritori. I piccioni morivano a migliaia e quelli che non erano ancora morti vagavano barcollanti e arruffati, chiaro segno che anche la loro sorte era segnata. Naturalmente era iniziata fin dai primi giorni la ricerca delle cause di questa improvvisa moria. Già in passato c'erano state epidemie, ma più circoscritte, della malattia che comunemente veniva chiamata <aviaria> , anche se gli scienziati, che sono molto più sofisticati della gente comune, davano ad essa sigle fantasiose, tipo H5N1, N2, eccetera eccetera. Dopo accurati studi, prove e controprove, si giunse alla determinazione che la moria dei piccioni era dovuta ad un ceppo particolare di questo virus, cui venne dato il nome di H5N20 a menzione dell'anno del Signore in cui si era manifestato. Ci si interrogò sul perché il virus colpisse solo i piccioni, ma a ciò non fu possibile trovare una risposta esauriente. Naturalmente, come sempre accade, non tutti condivisero l'opinione corrente degli scienziati. Ci fu un'autorevole membro della Pontificia Accademia delle Scienze, di cui tacciamo il nome per spirito caritatevole, che proclamò trattarsi di una maledizione divina. A chi gli chiedeva del perché Dio era così irato nei confronti dei piccioni, rispose che i piccioni avevano deviato dalla loro naturale tendenza ed erano divenuti "animali lussuriosi e dediti ai piaceri del sesso contro natura". Anche il Patriarca di Arcore, ormai ritiratosi a vita privata ma sempre voce autorevole, dichiarò il suo illuminato parere: trattavasi senza alcun dubbio di un complotto dei comunisti per privarci della compagnia di questi simpatici pennuti e quindi deprimere il morale degli italiani. L'opinione pubblica si mostrava divisa: a parte il disagio momentaneo di tutte quelle carcasse di piccioni morti e della inevitabile paura di contagio per l'uomo, era prevalente la soddisfazione che finalmente un evento naturale provvedesse a liberare le città e i paesi dalla piaga rappresentata da questi volatili. Chi di noi non si è mai lamentato del fatto che i piccioni sporcano, disturbano con il continuo tubare, svolazzano ovunque, imbrattano i monumenti di cui questa nostra patria è ricchissima e sono portatori di parassiti? Una piccola parte della popolazione, però, rimpiangeva la loro presenza. Gli ambientalisti denunciarono la moria come prova del fatto che l'uomo stava distruggendo la natura (argomento condivisibile, ma che in questo caso c'entrava poco), i pensionati e le vecchiette rimpiangevano di non poter più gettare loro le briciole di pane e contemplare l'ameno spettacolo della zuffa conseguente. Alta si levò la protesta dell'Ente per il Turismo di Venezia. Molti turisti, infatti, non si recavano più in visita alla città lagunare per l'impossibilità di farsi scattare le classiche fotografie con i piccioni sulle spalle in piazza San Marco. Insomma il "Si stava meglio quando si stava peggio" cominciò a serpeggiare e divenire un mugugno di tale assordamento per non essere colto da chi vede e provvede al nostro benessere. Si istituì un Tavolo di Lavoro, che partorì una Commissione di Studio, che però non partorì alcunché. La piazza era esasperata: cittadini in crisi di astinenza da piccioni si abbandonavano a proteste a volte anche incivili. Alcuni arrivarono addirittura a raccogliere del guano di piccione e chiuderlo in contenitori ermetici, come souvenir e/o speculando sul fatto che sarebbe diventato raro e quindi prezioso. La tensione saliva, quando finalmente giunse per via diplomatica al Governo una buona notizia! Presso un laboratorio di ricerche sierologiche delle Isole Cayman (i laboratori più importanti del pianeta si erano tutti trasferiti da quelle parti. Chissà mai il perché?), si era scoperto un vaccino contro il virus H5N20. Nelle alte sfere ministeriali ci fu una vivace disputa, trasformatasi poi in tafferuglio sedato a fatica dai commessi, tra il Ministro degli Affari Esteri, il Ministro per le Infrastrutture e il Ministro della Salute Privata. Ognuno di essi voleva comunicare agli italiani la buona notizia testé giunta da Cayman, attribuendosene la paternità. Fortunatamente non esisteva più già da molti anni il Ministero dell'Aviazione, il cui titolare avrebbe potuto a pieno titolo partecipare alla contesa. (Parimenti era stato abolito il Ministero per la Difesa dell'Ambiente, non essendovi più alcun ambiente da difendere. Era stato sostituito con il Ministero dell'Inquinamento Programmato).
Ognuno adduceva le sue buone ragioni. Il Ministro degli Esteri asseriva che, trattandosi di un laboratorio estero, la questione era di sua competenza. Il Ministro per le Infrastrutture contrapponeva il fatto che, essendo i piccioni parte dell'arredo urbano e quindi assimilabili ad infrastrutture, la competenza era senz'altro la sua. Il Ministro della Salute Privata (ante 2020 la Sanità Pubblica era stata completamente smantellata e quindi il Ministero aveva cambiato denominazione) sosteneva che trattandosi di un fatto precipuamente (sic) sanitario toccava a lui la gestione dell'affare. Anzi, proclamava a gran voce di avere già ordinato qualche milione di dosi di vaccino e che quindi facessero il favore di mettersi da parte. (a dire il vero il contratto non era stato ancora stipulato, per mancanza di fondi nelle casse del Ministero). Risolutivo fu l'intervento di un funzionario dell'ISTAT, che passava di lì per un caso fortuito e, diciamo noi, fortunato per l'erario. "A noi dell'ISTAT risulta, dopo accurate indagini, che non è rimasto in vita neppure un piccione sul territorio nazionale." Così dichiarò il funzionario agli sbalorditi Ministri, che cessarono di accapigliarsi all'istante, essendo venuta a cessare la ragione del contendere.
Ad aggravare la situazione si seppe che l'ONU, sentita l'OMS, aveva sancito l'embargo di piccioni verso l'Italia. Perciò, anche ammesso di poterli pagare in valuta internazionale, era oramai impossibile farli giungere da paesi esteri.
Un'altra notizia, ma molto meno clamorosa delle precedenti, venne dall'Asia, in particolare dal Viet Nam. I vietnamiti era grandemente cresciuti come potenza tecnologica ed economica, soppiantando di fatto la Cina che, con il diffuso benessere conquistato col duro e incessante lavoro dei decenni precedenti, aveva perduto la spinta propulsiva e si era adagiata sugli allori. In un laboratorio di Hanoi era stato costruito un piccione-robot, funzionale e del tutto simile al vero. E aveva anche il pregio di non costare esageratamente. La notizia portò un poco di serenità nella nazione. Il Ministro del Bisogna Fare Economia (altro nome di Ministero che aveva subito un'evoluzione nel tempo) promise un incentivo di rottamazione per coloro che intendevano acquistare un COLOMBOT (ben brutto nome dato al piccione-robot da un importatore fantasioso). Le pratiche per ottenerlo, però, costavano più del prezzo d'acquisto dell'oggetto. Quindi l'iniziativa cadde nel nulla. Il Colombot divenne un oggetto alla moda, uno status symbol: chi voleva apparire in società ne acquistava almeno un paio (similmaschio e similfemmina) Chi aveva una villa di pregio li faceva svolazzare sul giardino in occasione dell'arrivo di ospiti o quando pareva a lui. C'era chi andava a passeggio con due Colombot sulle spalle! Però il piccione-piccione era tutta un'altra cosa! Il Colombot non sporcava, tubava solo a comando, il maschio non inseguiva la femmina per cavalcarla, ma era pur sempre una macchina, verosimile fin che vogliamo, ma senza vita.
Il Comune di Venezia aveva acquistato anch'esso una decina di Colombot, poi li aveva rivenduti perché non incontravano le simpatie dei turisti. Era anche accaduto che all'Assessore per il Turismo, con delega alla Vogalonga, era balenata un'idea geniale. Aveva fatto attrezzare un laboratorio di Photoshop in piazza San Marco: i turisti venivano fotografati senza alcun volatile intorno e i piccioni (immagini di piccioni naturali, ci mancherebbe!) venivano aggiunti successivamente nel laboratorio digitale. Il servizio era a pagamento, ovviamente, e il Comune incassava fior di zecchini. Dico zecchini perché nel 2020 l'euro non c'era più e in Italia ogni Regione batteva la propria moneta, in virtù del Federalismo Monetario. In Veneto zecchini per l'appunto.
Infine accadde un fatto straordinario a dir poco, miracoloso a dir molto! Un ornitologo dilettante toscano, un tal Gianmaria XXX, di professione odontotecnico, stava battendo la Garfagnana con la sua attrezzatura da birdwatching alla ricerca di picchi muraioli, a confutazione di una controversa teoria che escludeva la presenza di questi uccelli nell'Appennino Toscano. Gianmaria sosteneva il contrario e voleva dimostrarlo con grande determinazione, per conquistarsi una fama, che sperava immortale, presso il suo Circolo. Stava osservando le zone rocciose sovrastanti un paesino colpito da un grave terremoto del secolo scorso, così rovinato e lesionato da essere stato abbandonato dagli abitanti. Grandissima fu la sua sorpresa quando il potente cannocchiale inquadrò una coppia di piccioni in volo intorno al campanile della chiesetta del villaggio, che, forse per grazia divina, era rimasto in piedi. E non, badate bene, colombacci selvatici, ma proprio colombi torraioli, ovverossia quella specie che viveva così numerosa, prima della fatidica recente moria, in simbiosi con l'uomo in paesi e città di tutta Italia Gianmaria si stropicciò ben bene gli occhi, riguardò nell'oculare e constatò senza alcun dubbio che si trattava di comuni piccioni, vivi e vegeti, maschio e femmina! Vide anche che stavano rifugiandosi entro la cella campanaria e sospettò che in quel luogo si trovasse il loro nido. Fece alcune telefonate: dapprima al suo Circolo, dove non gli credettero, poi alle Guardie Zoofile Provinciali (sì, le Provincie nel 2020 esistevano ancora) e al Comando più prossimo del Corpo Boscoso dello Stato (l'aggettivo Forestale era stato sostituito quando ci si era resi conto che di foreste non ne esistevano proprio più). Anche questi ultimi che ricevettero le telefonate trepidanti di Gianmaria stentarono a credergli, poi cedettero alle insistenze pressanti del buon ornitologo dilettante e mossero le proprie truppe.
Per farla breve, a sera questi baldi specialisti riuscirono a catturare, non prima di essersi accapigliati per l'ordine di precedenza, i due piccioni (pur senza l'ausilio della classica fava, che a quanto pare nessuno aveva pensato di portare). Con somma gioia si scoperse che nel nido c'erano quattro uova. Il tutto fu trasportato con la massima cura, sotto gli occhi attenti delle telecamere prontamente accorse, presso l'attrezzatissimo Centro di assistenza e cura ornitologica della LUT (Lega Uccelli Toscani, che aveva sostituito la LIPU, scioltasi, come avrete ben capito, con l'entrata in vigore del Federalismo Animale) L'eroe della giornata fu, manco a dirsi, Gianmaria, intervistato dalle numerose emittenti televisive che seguivano l'evento. I cittadini, incollati ai televisori e ai monitor dei PC tirarono un grande sospiro di sollievo.
Nei giorni seguenti si schiusero le uova, mentre furono acquistate, con l'aiuto di donazioni da parte di privati, dosi di vaccino Cayman. Passarono diversi mesi: nel centro della LUT le cose procedevano per il meglio, la popolazione avicola cresceva e veniva debitamente vaccinata. Il Capo del Governo, a reti unificate, parlò alla Nazione, dichiarando finito lo stato di emergenza. Rimaneva da risolvere il problema di come distribuire i volatili su tutto il territorio nazionale. La Regione Toscana pretendeva che le altre Regioni le pagassero gli uccelli, e aveva già deliberato un prezziario in fiorini (attuale moneta toscana, vedi sopra). Il Governo questa volta fu deciso e unanimemente deliberò a sua volta l'annullamento della decisione presa dalla Toscana, imponendo "manu militari" la distribuzione dei volatili ai centri abitati di tutta la penisola. Magra consolazione per la Toscana fu l'incremento dei turisti, che andavano a vedere il paesino in rovina dove era avvenuto l'evento miracoloso. Anche per Gianmaria le cose andarono abbastanza bene : ospite di diversi talk-show, essendo giovane e belloccio incontrò il gradimento delle casalinghe e dei pensionati a basso reddito (gli unici che guardavano oramai in TV quel genere di trasmissioni). A seguito di ciò gli fu affidato un programma tutto suo, dal titolo "Perché bisogna voler bene agli uccelli?", che chiuse i battenti dopo poche puntate, essendosi trasformato in una pochade strapiena di doppi sensi. Gianmaria ormai era abbastanza conosciuto e guadagnò parecchi quattrini girando per i locali notturni italiani, accompagnato da un'avvenente ragazza, deliziando il pubblico con le sue famose imitazioni del canto degli uccelli. Seguiva striptease della fanciulla.
Così si chiuse il 2020, l'annus horribilis della grande moria dei piccioni, con la quasi unanime soddisfazione.
Attenzione però, non bisogna abbassare la guardia: se i piccioni si sono salvati, rimangono tuttavia tanti altri volatili a noi cari. Passerotti, merli, rondini, gabbiani e via dicendo riempiono i cieli sopra i nostri paesi e le nostre città. I virus sono latenti e sempre in agguato. Provvediamo ora, fin che siamo in tempo!
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